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mercoledì 22 aprile 2015

Quale missione davanti alle stragi del mediterraneo.

"Rivolgo un accorato appello affinché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza, onde evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi. Sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerre; cercano una vita migliore. Cercavano la felicità... "  
(Papa Francesco, Regina Coeli, 19 aprile 2015)

foto da Avvenire (particolare)
Sono queste le parole pronunciate dal Papa davanti alla ennesima tragedia di Domenica passata, mentre iniziavano ad arrivare le prime, ancora incerte ma drammatiche notizie sul disastro avvenuto nel canale di Sicilia.
Ma oramai quello che sta succedendo già da troppo tempo è sotto gli occhi di tutti, eppure continuiamo a non volerlo vedere ma soprattutto capire fino in fondo.
Fino ad oggi questo esodo interminabile di profughi dal nord dell’Africa è stato fronteggiato quasi esclusivamente dall’Italia, e soprattutto dalla gente buona, specialmente della Sicilia, che continua a tamponare con i pochi mezzi e con tanta buona volontà, generosità ed altruismo, una situazione ingestibile malgrado l’impegno dello Stato.
La situazione sta però divenendo ingestibile, per usare una vecchia metafora che però calza, pare si stia tentando di svuotare con le mani una barca che affonda...

Questa volta forse qualcosa si sta muovendo e si registrano delle dichiarazioni importanti da parte delle Nazioni Unite con il Segretario Generale Ban Ki Moon e dell’ Unione Europea e singoli paesi che ammettono che l’Italia è stata lasciata sola ad affrontare questa emergenza. 
Purtroppo sembra che però si stia cercando sempre il capro espiatorio su cui scaricare la nostra aggressività.
C’è l’IS (Stato Islamico) che vediamo come l’origine del problema, i trafficanti di esseri umani, gli scafisti etc. che sono forse più l’effetto del problema vero che la causa di quello che vediamo.
Se guardiamo bene nelle notizie ci accorgeremo che è di questi giorni la notizia di scontri in Sud Africa a causa della presenza massiccia di lavoratori stranieri. Il continente è purtroppo dilaniato da guerre che hanno sempre un’origine economica, guerre non volute dagli africani (se non da pochi che detengono la quasi totalità della ricchezza) ma combattute e subite da loro, dalla povera gente che vive con un reddito pro capite insignificante. La Libia è diventata dopo l’intervento dell’occidente, un immenso “campo profughi” alla mercé di trafficanti di uomini senza scrupolo.
Questa umanità in fuga è alla ricerca di qualcosa: “Cercavano la felicità... “ ci ricorda Papa Francesco, ma forse cercano anche meno, una vita in pace e dignitosa.

In ogni caso dobbiamo prendere atto che siamo di fronte ad un fenomeno frutto della globalizzazione e delle disuguaglianze che per analogia riflette in scala più grande quello che si è già visto nella storia ma che noi non riusciamo a rielaborare e capire, ma più probabilmente non lo vogliamo.
Nell’ immediato passato europeo, ripensiamo a quando cadde il muro di Berlino, non si trattava solo di affrontare le disuguaglianze tra la Germania orientale e quella occidentale, c’erano anche tutti i paesi dell’est, che da anni ci “studiavano” attraverso le parabole televisive, le nostre soap opera e i programmi a premi e che vedevano nell’ Europa l’Eldorado, il luogo della “felicità”, il posto dove andare.
Ne sentiamo tutt’ora gli effetti a distanza di quasi trent’anni.
La soluzione quindi la consociamo, ma è forse troppo tardi per metterla in pratica, o forse troppo difficile dover rinunciare noi a qualcosa per chi sta lontano e che poi in fondo è del “terzo mondo”.

Cosa, allora possiamo fare di fronte a tutto ciò? Tre idee, suggerimenti.

1-PREGHIERA:
Sappiamo che dove non arriviamo noi può arrivare il Signore, quindi dopo aver fatto del nostro meglio nella nostra quotidianità, preghiamo seriamente Dio perchè come occidente possiamo iniziare a vedere l'Africa non come una colonia da sfruttare o, come succede anche ad oriente, una nuova potenziale colonia (VEDI POST: L'IMPERO DEL DRAGO). L’Africa ha tutto, non le manca nulla, per vivere nella pace e nel benessere, le serve solo uno Spirito nuovo. Aiutiamo l’Africa a risorgere con una preghiera sincera. Aiutiamo l'Africa facendole scoprire il vero Volto di Gesù che ci rende persone nuove, in particolare preghiamo perchè arrivino li santi missionari.

2-INFORMAZIONE:
Facciamo attenzione a dove attingiamo le informazioni che altrimenti arrivano distorte e anche manipolate, teniamoci aggiornati con le vari riviste missionarie che sono libere da ogni condizionamento politico (Agenzia Fides, Popoli e Missioni,etc.) e siti web (Missio, VIS, etc.) che ci descrivono la realtà di oggi in Africa andando a fondo nella ricerca delle vere cause di tanto male.

3-NUOVI STILI DI VITA:
Che ci indicano che il cambiamento inizia dal nostro stile di vita, decidendo per un consumo responsabile e che premia chi rispetta ambiente e lavoro, questa è una proposta concreta di influenzare un cambiamento radicale in tutta la società.

Certo è un discorso grande e un POST non può bastare, ma può aiutare a riflettere.

Stefano Pola
Ufficio Missionario